martedì 26 febbraio 2013

Relax maldiviano


 

Che dire?
Le Maldive sono sempre le Maldive.
Non avrei mai pensato di rimetterci piede a febbraio, ma non credo proprio sia il caso di lamentarsi.
Volo Emirates andata e ritorno via Dubai.
Arrivo a Male e dopo un'attesa di un paio d'ore, dovuta al mancato arrivo di una coppia australellenica, veniamo portati sulla nostra barchetta. La Sachika.

Sachika...

... and some moments from its decks.




Burraco





Breve ambientamente ed inizia l'avventura sottomarina che ci accompagnerà per tutta la settimana.
Le premesse erano di non fare tutte le immersioni previste (3 al giorno), ma poi ci siamo fatti prendere un pochino la mano e le abbiamo fatte tutte, unici della barca a riuscire nell'impresa.
La prima immersione è di ambientamento nostro e loro. Così abbiamo potuto provare l'attrezzatura e la pesata e loro hanno visto qual'è la nostra situazione.
A fine immersione facciamo conoscenza del buffet che scandirà le nostre giornate alternandosi alle immersioni. Niente da dire. Il cuoco sarà anche stato madiviano o pakistano (non l'ho capito) ma cucina veramente bene qualsiasi cosa, pasta compresa. Molto pesce, tanto piccante e tutto molto abbondante nonostante le fauci affamate dei dieci sub e dei quattro snorkelisti folli.
Dicevo, i tempi sono scanditi in modo costante e si susseguono freneticamente.
La giornata tipo è:
5.45 sveglia
6.00 colazione leggerissima + briefing pre immersione
6.30 dhoni (tipica imbarcazione maldiviana) e immersione
8.00 rientro dall'immersione e colazione abbondante
8.30 - 10.00 relax (io dormivo....)
10.30 briefing pre immersione
11.00 dhoni e immersione
12.30 pranzo (abbonante)
13.00 - 14.00 relax (ammetto che ogni tanto ho dormito anche in quest'occasione)
14.30 briefing pre immersione
15.00 dhoni e immersione
16.30 - 19.00 relax, visita a qualche isola, dormita (ancora si...)
19.30 cena
21.00 burraco
23.00 nanna
in pratica una costante alternanza tra letto, buffet, immersioni....

In the aquarium

On the dhoni: Mario & Kristian




Capitolo immersioni
Abbiamo visto tutto quello che speravamo di vedere.
Squali pinna bianca, grigi, nutrice, balena, martello
Mante, razze, aquile di mare
Pesci palla, pesci di barriera, pesci istrice, pesci sasso (stonefish)
Riccio ampolla, corona
insomma...tutto tutto tutto
Sbavate ed ammirate le foto che ha fatto Kerri cliccando su questo link http://www.flickr.com/photos/41211797@N00/8505892516/in/set-72157632847024823/
due nomination riguardanti le immersioni.
La prima è per la notturna, che per me è stata abbastanza traumatica.
Ho avuto problemi con il GAV che aveva il vizietto di bloccarsi nella posizione di gonfiaggio. Cosa poco simpatica specialmente se non sei in superficie. Il difetto mi ha obbligato ad usarlo in versione emergenza, ovvero dovevo gonfiarlo a fiato...cosa non proprio simpatica e comoda.
Il proseguo dell'immersione è stato gradevole fino a metà dell'avventura, quando ormai erano arrivati tutti i sub delle Maldive ed il fondale sembrava il set di Incontri ravvicinati del terzo tipo.
C'era talmente tanta luce che ad un certo punto ho deciso di spegnere la mia torcia perchè era assolutamente inutile.
Insomma, un godimento a metà nel vedere i vari pesci che normalmente non si fanno vedere di giorno o che comunque non sono attivi e non cacciano.
Le più curiose erano le razze che continuavano a girare e ad inseguire un po' la luce delle nostre torce ed un po' le prede. Sembrano veramente degli animali alieni quando si avventano sugli altri pesci e li mangiano.
L'altro elemento della notte è stato l'UOMO che era in giro sotto varie forme, con la torcia in mano a rompere le palle alla flora ed alla fauna marina...
La seconda nomination? Al momento non me la ricordo :(

Big Ali (photo by Mario)

A very popular desert island (photo by Mario)

Stingrays (photo by Mario)

Grey reef sharks and white tip sharks (photo by Mario)
Grey reef shark (photo by Antonio)

Napoleon fish (photo by Mario)

(photo by Mario)
(photo by Kerri)

(photo by Kerri)
Hanging at 5 m (photo by Antonio)


Whale shark (photo by Antonio)
Manta (photo by Antonio)
 
Manta (photo by Antonio)
 Capitolo isole
Ne abbiamo visitate tre.

Una abitata da locali con scuole, negozietti e ovviamente abitanti del luogo.
Su questa isola c'era anche il manicomio delle Maldive dove a detta della nostra guida, quando si entra si viene abbandonati dai parente e dopo 9/12 mesi si passa a miglior vita... Mi sa tanto che le cure non sono proprio delle cure...
Abbiamo poi visto anche l'asilo che è stato costruito grazie alla donazione di Collina. Sì, proprio quel Collina, arbitro di calcio internazionale. Almeno qui il calcio ha portato qualcosa di buono.
C'è da dire che i maldiviani sono malati di calcio tanto quanto noi europei. Alcune pareti delle case erano dipinte con le bandiere delle squadre partecipanti agli ultimi europei nonché degli ultimi mondiali.
Prima di lasciare l'isola, la guida ci ha portato dritti dritti al negozietto dell'amico del comandante della nostra barca. Ovviamente se avevamo bisogno di comprare qualcosa, l'unica opzione era quel negozio. Nessuna possibilità di entrare in quelli di fianco.

House made of corals







Who lives in this house?




Una "disabitata"
Quest'isoletta disabitata, abitata da un paio di custodi che la tengono pulita. Perchè anche alle Maldive c'è il problema della pulizia dovuto all'inciviltà della razza umana che getta tutto quello che gli passa per le mani in mare e che la corrente prima o poi porta sulle spiagge di qualche isola.
Comunque, sull'isola è prevista una grigliata/cena. Tutto molto bello se non fosse che nel suo status di "disabitata" è previsto l'afflusso di altre quattro o cinque crociere, portando gli ospiti occasionali alla bella cifra di cento e più.
Va beh, è stato comunque bello e piacevole.




Barbecue on the beach


Fish, chicken, lamb and fish, fish, fish :)



L'ultima isola, ma solo in ordine temporale, è Male.
La capitale delle Maldive.
La visita si è svolta di venerdì che per i mussulmani è giorno di vacanza.
Quindi tutte le attività erano ridotte all'osso e la maggior parte dei negozi erano chiusi.
Per fortuna il mercato era aperto e anche qualche altro negozietto prettamente turistico.
Insomma il minimo indispensabile per lasciare parte dei nostri averi in Asia.
Città potenzialmente caotica, invasa da motorini di provenienza e marca sconosciute.
Gente assembrata nell'unico parco della città, o almeno nell'unico che abbiamo visto.
Nel complesso, interessante anche perchè avendola visitata l'ultimo giorno, ovvero il giorno durante il quale è vietato immergersi per poter poi prendere l'aereo l'indomani, non ci ha precluso alcuna visita al mondo subacqueo.

Malé



President's palace

King's tomb, Old Friday Mosque

Fishermens' boat

Fruit market

Gaumee Binaa
Jumhooree Maidhaan


Ci sarebbe tanto altro da raccontare, ma al momento non saprei quali e come descrivere gli altri episodi del viaggio.
Magari più in là scriverò ancora qualcosa.

Adesso lascio l'arduo compito di far parlare le immagini a Metka.
Un saluto a tutti.

venerdì 1 febbraio 2013

Sfogo di un ultrà lariano

...e con ieri sera la misura è colma.
Ormai l'incazzatura si sta trasformando in pura delusione e frustrazione.
Non sono mai stato uno con chissà quanta voglia di sbattersi a fare le cose, ma credo di aver sempre dato il mio contributo in modo sufficientemente affidabile quando mi è stato chiesto.
Raggiunta l'età di 36 anni, ed essendo rientrato a pieno titolo nel mondo del mio sport, gareggiando più di quanto abbia mai fatto e partecipando all'organizzazione di alcuni eventi della mia società ed anche di società amiche o presunte tali, ho deciso di provare a dare qualcosa in più. Qualcosa che, a questa età, giovi ai ragazzi che entrano a far parte di questo movimento e che vorrebbero togliersi qualche soddisfazione.
Dico "a questa età" perchè, parliamoci chiaro e non prendiamoci per i fondelli, al nostro livello si può ancora correre per cercare di raggiungere qualche risultato che dia soddisfazioni personali, ma non per risultati di livello assoluto. Per me vincere la garetta dell'oratorio per portarsi a casa il salame o il panettone, ha poco senso. Le soddisfazioni personali sono aver corso bene, l'aver fatto scelte giuste, l'essere soddisfatto e stanco a fine gara. Oppure deluso e stanco, ma certo di aver fatto il massimo possibile in quell'occasione.
Tant'è che considero le premiazioni per le categorie master, un inutile spreco di risorse economiche ed umane...

Non so nemmeno da dove incominciare ad elencare tutti gli episodi che hanno colmato la misura.
Credo che andrò un po' a ruota libera cercando di fare il meno casino possibile.

Ho appena accennato ai master.
Ebbene, di certo non ho niente contro i master che si ammazzano di allenamenti e che sono competitivi come un atleta che cerca la qualificazione olimpica, ma non capisco e disapprovo quelli che si mettono a scegliere le gare guardando solo al possibile risultato ottenibile o che addirittura comprano in autogrill il premio per il presunto risultato da podio ottenuto.
Quelli che cercano il risultato a tutti i costi, andando magari a sfociare in atteggiamenti che di sportivo hanno poco o niente.
Quelli che vedono il ragazzino in difficoltà in gara e che non si fermano perchè altrimenti perderebbero secondi preziosi che li allontanerebbe dal tanto agognato panettone.
Quelli che a fine gara, dopo aver fatto una cappella clamorosa, vanno a lamentarsi con gli organizzatori per la gara schifosa.
Quelli che non si sbattono mai ed hanno il coraggio di scagliarsi contro la gente che magari non ha le loro stesse capacità ma che le mette a disposizione per poter dare una giornata di sport a tutti noi.
E credo che potrei andare avanti fino a domani mattina senza esaurire gli esempi.

Nell'ultimo anno mi sono fatto un'idea pessima del movimento orientistico italiano e non.
Ho smesso di frequentare assiduamente le gare sei o sette anni fa, quando in Lombardia le presenze alle gare si attestavano sui 300 atleti (se la memoria non mi tradisce) e ho scoperto che al giorno d'oggi quando si superano i 150 partecipanti bisogna far sventolare le bandiere a festa.
Metà del movimento orientistico è sparito!
Dove sono finiti tutti?
Capisco la crisi, i ben noti problemi economici che sta attraversando l'Italia e che non hanno di certo lasciato in pace le altre nazioni europee, ma questo non credo possa giustificare un così massiccio crollo di partecipazioni.
Sono sicuro che ai piani alti se ne siano accorti e che stiano facendo il possibile per recuperare il terreno perduto, ma sono altrettanto sicuro che difficilmente, in tempi brevi, riusciranno a fermare l'emorragia e tantomeno a far risalire quelle cifre. Felice di essere smentito dai fatti...
Cos'ho visto io nel mio piccolo?
Società che si fanno la guerra per delle cavolate, o per quelle che io vedo come cavolate e loro evidentemente come fatti di importanza capitale.
Ho partecipato all'organizzazione di una gara aiutando le già citate società amiche o presunte tali, e mi sono ritrovato in mezzo ad una discussione di dieci minuti per un problema risolvibile in due minuti per una perdita di tempo totale di più di un quarto d'ora. Cavoli, stiamo organizzando, è successo questo fatto, tu mi puoi aiutare e risolvere il problema in due minuti e cosa fai? Polemica sterile di dieci minuti per poi contribuire alla soluzione? Ma non sarebbe stato più costruttivo risolvere il problema e poi, in separata sede, mettere a conoscenza gli organizzatori della cappellata fatta?
E poi, state organizzando una gara insieme. Lo scopo è farla funzionare e non creare problemi. DOPO va fatto presente che sono stati fatti degli errori...non durante.

Quest'anno ho scoperto un nuovo modo di fare gare ed ho conosciuto nuove persone e nuovi...problemi!
Un ambiente molto ristretto che vuole rimanere tale e che chiude tutte le porte all'ingresso di altri partecipanti, a meno che questi non siano proprio convinti e che se ne freghino un po' di quello che gli accade intorno. Ritorniamo al discorso dei master, applicato ad un ambiente diverso. Meno siamo, più possibilità abbiamo di andare a gareggiare in giro per il mondo rappresentando il meglio del movimento italiano e a livello nazionale facciamo razzia di salami e panettoni.
Ma non sarebbe più bello battere più persone, aumentare la competitività e gli avversari?
Allargare il movimento?
Migliorarsi?
Sarà che ho un concetto di sport proprio limitato io...

Lasciamo poi perdere il clamoroso buco regolamentare o l'ingiustizia regolamentare che obbliga gli italiani a tesserarsi a società italiane per essere considerati italiani.
Solo perchè gli italiani in questione non sono atleti di livello assoluto e quindi possono essere maltrattati senza troppi problemi.
Allora perchè i vari Rebellin, Lo Bianco, Ortolani e via dicendo, vengono convocati per le squadre nazionali nonostante siano tesserati per delle società non italiane? Perchè sono italiani?
Ecco appunto, lasciamo perdere...

Ma torniamo a quello che dovrebbe essere lo scopo di un movimento sportivo.
Avvicinare gente, organizzare eventi, allenare, consigliare, invogliare.
Ma no, anche qui la mia visione è troppo semplicistica.
Noi siamo gli inventori ed i seguaci del famoso "ufficio complicazione affari semplici"
Senza andare lontano, oltreconfine le gare vengono tracciate da chi si mette a disposizione. Da chi crede di avere le forze, il tempo e la voglia di mettersi a disposizione della propria società.
Non c'è bisogno di aver fatto corsi, diplomi, lauree. Uno traccia e basta. Viene aiutato da qualcuno di più competente (se necessario) e di conseguenza consigliato e seguito. Poi se avrà fatto un buon lavoro e se avrà ancora voglia e tempo, si metterà a disposizione di nuovo. Se invece avrà fatto un lavoro poco soddisfacente e penserà di non poter fare meglio, lascerà perdere.
Insomma, sarà il risultato ottenuto a giudicare, non un esame che lascia il tempo che trova.
Perchè ormai tutti dobbiamo avere corsi, diplomi, lauree che attestano la nostra competenza!
Ma una volta messi nella situazione di dover applicare le nostre conoscenze, sarà la controparte o l'utente che giudicherà il nostro operato.
E siccome non stiamo parlando di costruire lo shuttle, non sarebbe il caso di smetterla di complicare l'allestimento degli eventi chiedendo che gli organizzatori siano composti da mille figure con pezzi di carta che certificano delle competenze che all'atto pratico risultano essere pessime ed in alcuni casi anche dannose?
Ho visto eventi organizzati perfettamente da una sola persona, e costui non era superman, era solo un ragazzo pieno di voglia ed iniziativa che ha allestito una gara con quasi cento partecipanti.
Posa, partenza, tre categorie, arrivo, classifiche, premiazioni e ritiro punti.
Noi no!
La carta deve essere in scala 15000 anche se non si legge un cavolo di niente, ci deve essere un ristoro stile matrimonio, la formula di gara deve essere per forza all'interno di determinati parametri perchè stiamo sempre organizzando i mondiali, le cartine devo essere sempre nuove perchè correre per due volte di fila sulla stessa cartina è una schifezza, una gara in un parco non è una gara e così via...
Ma stiamo cercando di avvicinare la gente o di allontanarla definitivamente?

Un ragazzino arriva ad una promozionale e rimane colpito ed interessato allo sport.
Chiede quando c'è la prossima gara o il prossimo allenamento e scopre che il prossimo evento nelle vicinanze di casa è fra due mesi, ma c'è una gara bellissima in guatemala la domenica seguente.
Cosa pensate faccia? Torna a casa a giocare con la console oppure va a giocare a calcio.
Perchè anche gli allenamenti sembrano una cosa da setta satanica.
Ci sono, ma ogni società fa il suo allenamentino nel suo orticello senza dire niente a nessuno.
Sembra che durante questi allenamenti vengano spiegate tecniche segrete che portano diretti ai salami ed ai panettoni.
E le cartine, LE CARTINE!!!!
Le cartine sono dei beni preziosissimi che contengono il sapere assoluto.
Uno che volesse una cartina per organizzare qualche allenamento NON segreto, verrà sottoposto ad un interrogatorio tipo Gestapo e dovrà giurare e spergiurare di non usarle in modo improprio.
E mai e poi mai gli verranno dati i file elettronici delle stesse, perchè con quelli scoprirà cose che noi anarchici senza setta, non dobbiamo sapere.
Ma ditemi un po', con un file di una cartina, cosa cavolo ci posso fare io?
Se organizzo un bell'allenamento (starà poi ai partecipanti giudicare se sia bello o meno) e rendo partecipe più gente possibile, qual è il problema?
L'interazione delle sette può provocare scontri da sedare con lacrimogeni e cariche?
Stiamo facendo tutti lo stesso sport, perchè dobbiamo complicarci così la vita?
Perchè stiamo cercando in tutti i modi di allontanare le persone da questo ambiente?
PERCHÈ?

Perchè ormai tutti guardano con disappunto e terrore gli altri che poi vengono marchiati come diversi.
Perchè tutti siamo ormai classificati in un qualche modo?
Perchè quello è di colore e quindi...
Quell'altro è un frontaliere e quindi...
Quello è di quella società e quindi...

Ormai se rubi qualcosa ti chiedono la nazionalità.
Se vuoi organizzare un allenamento ti chiedono di che società sei.
Se tiri un accendino ad una manifestazione in piazza ti chiedono per che squadra tifi.

Ma dove andremo a finire?

domenica 30 dicembre 2012

Ultima fermata Moenchengladbach

Oirschotse Heide (NL)


Final control, Oirschotse Heide (NL)


Altri due giorni di gare che hanno portato buone sensazione e buoni risultati, compatibilmente con il fatto che sono un vecchietto in corsa in mezzo a dei giovani piú giovani di me.
Due gare belle, che non ho trovato particolarmente difficili, ma che a giudicare dai commenti degli altri concorrenti (Metka compresa) non erano proprio esattamente una passeggiata di salute.
Tanta tanta concentrazione, che solitamente é proprio il mio tallone d'achille, e via da un punto all'altro senza troppi problemi.
Ieri si trattava del World Ranking Event della cinque giorni. Tutti felicemente insieme in H21 a cercare di portare a casa qualche punticino nella superclassifica mondiale. Io non so nemmeno come funzioni l'assegnazione dei punti, quindi non ho idea se sia riuscito ad accaparrarmi qualche millesimo di punto o meno. Tornando all'evento, terreno insidioso dove il capire la vegetazione rappresentava la chiave di volta di tutta la gara. Una volta capita ed interpretata, ho infilato una decina di Azimut uno meglio dell'altro. Credo non mi sia mai successo sino a ieri.
Il post gara? Tutto imperniato nell'organizzazione del birrif....ehm, del carico della macchina.
Niente festeggiamenti e folleggiamenti nell'ultimo giorno ad Hasselt.
Anche se la proprietaria del pornoMotel, una volta sopravvissuta al secondo lavaggio dei nostri pigiami da gara, ci ha omaggiato di un vino per festeggiare il capodanno. Adesso...o é andato a male il vino, o gli effluvi delle nostra cose sporche le hanno annebbiato il cervello (tengo a precisare che al primo giro di lavaggio ho sentito una raffica di colpi di tosse da record durante il carico della lavatrice...) o si é affezionata a questa strana coppia di untori di stanze di pronoMotel :)


Oggi siamo saliti fino in Olanda per l'ultima tappa ultra sabbiosa in un poligono di tiro dell'esercito olandese...che poi, anche ieri eravamo nel bel mezzo di un poligono...peró belga.
Tantissime isolette di boschi in mezzo alla sabbia.
Ah, un grazie sentito al tempo, se non avesse piovuto rendendo la sabbia piú compatta, non so come ne sarei uscito.
Dicevo, boschetti, tanti piccoli quiz da risolvere.
Miglior prestazione della cinque giorni almeno in fatto di ritmo gara, ma anche in fatto di soddisfazione-gara.
Il post gara invece é tutto un programma.
Ovviamente non possiamo esimerci dal visitare l'abbazia della La Trappe. Unica trappista olandese.
Il posto é molto bello. O meglio. Il ristorante é molto bello e si mangia veramente bene.
Il negozietto é l'esatto opposto di quello della Achel ed é pure invaso da un'orda di amanti della birra Old Oak, la versione invecchiata della Quadrupel della casa. Volevo prendere una bottiglia, ma le cavallette davanti a me hanno svuotato il ripiano in 15 secondi.... Ad un certo punto mi sono anche chiesto se fosse gratis...
La Trappe, Abdij Koningshoeven (NL)

Bockbier & Puur La Trappe, Abdij Koningshoeven (NL)

"Light" trappist meal before the departure - veil stew and beef burger with fries

Fine della visita...al ristorante ed al negozietto e via verso casa.
Il progetto é di raggiungere Orsenigo entro l'una di notte.
Peccato che dopo un centinaio abbondante di chilometri, una macchina ci fa i fari e scopriamo che la nostra macchina ha deciso di non fare piú luce. Anabagglianti MORTI. Cosa sará successo? Da una ricerca su internet, sembra ci sia la possibilitá che si siano bruciati entrambi gli anabagglianti. Speriamo bene. Altrimenti domani abbiamo otto ore di luce scarse per riuscire a raggiungere casa senza dover accendere le luci.
Buonanotte da Moenchengladbach, l'ultima tappa di questa cinque giorni!